Nel 2018 avevamo intervistato l’ing. Marco Passigato, esperto a livello nazionale di progettazione e pianificazione di mobilità ciclistica, su come quest’ultima potesse venire promossa e valorizzata. A distanza di un paio di anni gli abbiamo chiesto com’è cambiata la situazione e quale sarà il ruolo della mobilità ciclistica in Italia.

Se vuoi cambiare il mondo inizia costruendo una pista ciclabile: è proprio così?

Il nostro Pianeta è in sofferenza, inquinamento ed eccessivo uso delle risorse fossili stanno cambiando il clima e riducendo la salute delle persone. Ormai quasi la metà della popolazione mondiale vive nelle città ed esse sono sempre più inquinate e caotiche.

In Italia, per fortuna, non abbiamo megalopoli con molti milioni di abitanti: le nostre città e i nostri paesi, per la maggior parte, hanno dimensioni in cui la bicicletta può svolgere ancora un ruolo importante.

Costruire piste ciclabili pertanto è un piccolo passo per migliorare la vita e la salute delle persone, sia che si pensi alla mobilità urbana che al cicloturismo.

In ogni caso la mobilità “attiva” con la bicicletta riduce la sedentarietà, migliora gli stili di vita e le relazioni; nelle città e paesi valorizza i luoghi urbani e i piccoli negozi di vicinato, tutti aspetti importanti sia per le dinamiche urbane che per le persone.

A suo avviso com’è la situazione delle piste ciclabili in Italia come quantità e qualità?

L’Italia storicamente soffre di grandi disomogeneità in molti settori ed anche nella mobilità ciclistica.

In molte città del nord si cominciano a delineare sistemi ciclabili discreti, abbastanza continui, capaci di indurre una mobilità in bicicletta effettivamente sostitutiva dell’auto.

Mobilità ciclistica in Italia - parapetti in acciaio corten di CortenSafe - 8

Spesso le piste ciclabili sono state realizzate allargando marciapiedi e mettendo le biciclette assieme con i pedoni; ma con il crescere della mobilità in bici e con la nuova tendenza che suggerisce alle persone di camminare maggiormente in città, queste ciclabili dette promiscue stanno risultando non più funzionali, sono sgradite ai ciclisti che sono sempre ostacolati dai pedoni e dai pedoni che vedono i ciclisti come un pericolo.

I nuovi orientamenti funzionali suggeriscono di sviluppare sistemi di piste ciclabili in sede propria, cioè delimitati da cordoli o da profili di marciapiede con aiuole ecc., in tutte quelle strade ove per ragioni di intensità o velocità del traffico non è possibile garantire una mobilità ciclistica sicura in promiscuo con gli altri autoveicoli.

Nei centri storici e nei quartieri residenziali, in analogia di quanto ormai sperimentato con successo in tutta Europa, si sta diffondendo l’idea di ridurre la velocità degli autoveicoli a 30 km, in modo da ridurre il differenziale di velocità con la bicilette.

Mobilità ciclistica in Italia - parapetti in acciaio corten di CortenSafe - 2

Le zone 30 però non possono essere realizzate solo con segnaletica verticale, ma devono  essere anche attrezzate con un sistema pedonale più confortevole, che riduca le larghezze stradali, con la sosta per le auto organizzata in modo da realizzare chicane e ridurre di fatto i tratti rettilinei ove le auto possono sviluppare le velocità più elevate. Le zone 30 devono essere realizzate prevalentemente in prossimità delle scuole ove la mobilità a piedi ed in bici deve essere resa sicura.

Al nord Italia sono diffusi anche percorsi ciclabili extraurbani verso le frazioni o verso gli altri comuni e lungo i fiumi per finalità cicloturistiche.
Al centro – sud i sistemi ciclabili organizzati e di qualità sono meno diffusi.

Un tema purtroppo da sottolineare è la necessità di manutenzione sia per le ciclabili urbane che per quelle extraurbane ove spesso la segnaletica orizzontale alle intersezioni risulta scomparsa e quella verticale di direzione imprecisa o incompleta. Anche le pavimentazioni spesso sono degradate ed il verde di bordo o di arredo non valorizza, bensì degrada il contesto.

E per quanto riguarda il livello di sicurezza?

La mancanza di sicurezza per la mobilità ciclistica riguarda essenzialmente la discontinuità nelle piste ciclabili, che accompagnano il ciclista per alcuni tratti e poi lo abbandonano spesso nei luoghi maggiormente pericolosi e caotici.

Anche la qualità delle intersezioni è spesso deficitaria, soprattutto nelle ore notturne.

Parapetti in acciaio corten di CortenSafe - 3

Bisogna inoltre abituare gli automobilisti alla presenza e al rispetto dei ciclisti sulle strade, al fatto di superarli con una distanza adeguata di sicurezza, possibilmente un metro o meglio un metro e mezzo, ad evitare le velocità elevate negli ambiti urbani e a parcheggiare in posizioni che mettono in pericolo le traiettorie e la visibilità dei ciclisti.

Ovviamente anche i ciclisti devono elevare la loro attenzione alla sicurezza attuando comportamenti consoni e cercando di essere visibili soprattutto di notte.

Oltre alla creazione di piste ciclabili, quali altri fattori bisognerebbe mettere in campo per migliorare la mobilità pubblica?

Rimanendo a parlare di mobilità in bicicletta serve realizzare, sempre ove possibile, il doppio senso ciclabile nei sensi unici, come ha fatto in moltissimi casi la città di Parigi e organizzare ottimi parcheggi bici per contrastare il furto.

Bike sharing a Savona

Per la mobilità pedonale è necessario migliorare i marciapiedi e soprattutto gli attraversamenti pedonali in prossimità delle scuole, delle centralità dei quartieri e nelle zone con maggiore presenza di negozi.

Migliorare l’arredo dei marciapiedi con alberature ombreggianti.

Per il trasporto pubblico è necessario avere maggiori corsie preferenziali che consentano tempi di spostamento minori che con l’auto privata e realizzare fermate con pensiline di qualità ed accoglienti.

Tutta la mobilità condivisa va valorizzata: il car pooling, il car sharing, il bike sharing ed i monopattini sia a spinta muscolare che elettrici.
Anche la bici a pedalata assistita può essere molto utile soprattutto nei territori ondulati e per coprire spostamenti più lunghi.

Qualche esempio italiano da prendere a modello?

Le città ben attrezzate per la mobilità ciclistica sono sicuramente Bolzano, Mestre, Padova, Reggio Emilia, Ferrara e Pesaro. Tra i territori ben attrezzati per il cicloturismo primeggiano sicuramente le province di Trento e Bolzano, che sono dei veri paradisi con percorsi ciclabili continui praticamente in tutte le valli principali.

La valle dell’Adige da Verona al Brennero, con le laterali Val Venosta fino a Resia, o la Pusteria fino Dobbiaco offrono vacanze indimenticabili per i cicloturisti.

E per il futuro?

La legge 2 /2018, “Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica”, ha l’obiettivo di promuovere l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto sia per le esigenze quotidiane sia per le attività turistiche e ricreative. Definisce le tipologie dei percorsi ciclabili, il Piano Nazionale e i piani regionali della Mobilità Ciclistica, la rete delle ciclovie nazionali e i Biciplan.

Mobilità ciclistica in Italia - parapetti in acciaio corten di CortenSafe - 1

In questi anni il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha definito e finanziato una decina di ciclovie Nazionali, per le quali sono in corso le progettazioni. Il cicloturismo può portare consistenti benefici economici nei territori attraversati.

Lavorare per la mobilità ciclistica richiede competenze e strategie adatte. Da 6 anni l’Università di Verona assieme a FIAB ha istituito il corso di perfezionamento in “Esperto Promotore della mobilità ciclistica” che ha diplomato 129 esperti provenienti da quasi tutte le regioni italiane.

Il programma del corso prevede 10 giornate, sei in aula e quattro in bici, visitando esempi di eccellenza come Bolzano o la Valsugana. Questo corso forma una figura professionale che pianifica, progetta, coinvolge; cioè un soggetto esperto nello sviluppare il marketing territoriale, nel fare sistema nel territorio per costruire relazioni che attivino e valorizzino la mobilità in bici. Il promotore orienta gli operatori economici a pensare alla bici come occasione di sviluppo e aiuta i cittadini a cambiare abitudini orientandosi a stili di vita con meno auto.